Il pacifico e
suggestivo
centro storico
di Sutri
custodisce al
suo interno lo
spazio
espositivo di
Palazzo Doebbing,
un tempo
residenza dei
vescovi di Sutri,
prima
dell’incorporazione
della diocesi in
quella attuale
di Civita
Castellana.
Fin dal 2018,
anno del suo
recupero e
trasformazione
in sede museale,
vengono
periodicamente
organizzate
interessantissime
mostre, per lo
più legate
all’arte
contemporanea.
Questa volta,
l’occasione è
data dalla
rassegna “Donna,
vita, libertà –
Zan, zendegi,
azadi” sull’onda
delle proteste
nate in Iran
dopo la morte di
Masha Amini,
avvenuta in
circostanze
sospette il 16
settembre del
2022 a Teheran.
Il doloroso
avvenimento, ha
scatenato quella
che è stata una
vera e propria
rivolta popolare
nella repubblica
islamica degli
Ayatollah,
soffocata nel
sangue.
Nel corso dei
mesi successivi,
la risposta del
mondo a questi
tragici fatti è
stata data in
più modi.
Quello di Sutri,
che resterà
fruibile fino al
25 febbraio del
2024, è stato
organizzato
dalla società
Archeoares, con
il supporto del
comune e con il
patrocinio di
Amnesty
International
Italia, da
un’idea
dell’associazione
di volontariato
Pizzicarms.
In ogni piano di
Palazzo Doebbing
si srotolano
davanti agli
occhi del
visitatore
immagini e
contenuti che
rappresentano
l’urlo di
libertà delle
donne iraniane.
Non è un momento
storico felice,
questo, per il
sesso femminile.
Ormai è evidente
ad ognuno.
Ad ogni
latitudine e per
le motivazioni
più diverse, ma
sempre legate ad
una logica di
genere
rispondente agli
schemi
socioculturali
del passato che
faticano ad
essere
soppiantati in
nome di una
visione
realmente
paritaria, le
donne vedono
compressi
nei modi più
disparati i loro
diritti e – per
conseguenza – la
stessa libertà
di espressione.
La mostra di
Palazzo Doebbing
ci spinge a
guardare il
mondo con occhi
diversi, dalla
parte del sesso
femminile.
Ed in questo ci
aiutano i
significativi
lavori esposti
all’interno
delle sale, in
un percorso che
sa in qualche
modo di
purificazione
culturale.
Partendo dai
volti di coloro
che hanno perso
la vita durante
l’ondata di
proteste in
Iran, passiamo
poi all’opera
creata da
Lorenzo Mattotti
che campeggia
nel manifesto
della mostra
sutrina.
Quattro tavole
che vanno dal
primo schizzo in
bianco e nero
fino al
risultato
finale, che
rappresenta una
donna tirata per
i capelli da una
mano che esce
dal nulla.
Immagine
fortemente
simbolica che ci
catapulta nelle
sale successive,
in cui i
percorsi
artistici
divengono
molteplici e
fruibili a più
livelli di
lettura.
Dai disegni di
Gianluca
Costantini alle
porte dipinte di
Riccardo Sanna,
passando per i
significativi
lavori di ottone
ossidato creati
da Dariush
Sangelaji e per
le illustrazioni
che sembrano
uscite da uno
storyboard
di Syd Fini le
quali – per
inciso – mi sono
piaciute molto,
come pure i
bellissimi
dipinti del
pittore umbro
Aurelio Bruni.
I suoi oli su
tela Eva,
in particolar
modo, ed il
caravaggesco
Il buon
consiglio
hanno attirato
la mia
attenzione.
Meritano molto
anche le opere
di Luigi Fondi,
che sono davvero
particolari e su
cui non anticipo
nulla per non
rovinare la
sorpresa ai
visitatori.
Che avranno modo
anche di
visionare, oltre
a quelle degli
altri artisti in
mostra, le opere
della sezione
permanente di
arte sacra ed
antica, incluso
l’Efebo di Sutri,
bronzo risalente
al I secolo dopo
Cristo, di rara
bellezza.