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Inauguro questo
mio blog con la
recensione di un
cofanetto cd che
definire
intrigante è
davvero poco.
Si tratta della
prima
registrazione
mondiale
integrale edita
da Glossa e
prodotta dalla
Schola Cantorum
Basiliensis con
la Hochschule
für Musik FHNW
del
Vendado
es amor, no es
ciego di
José de Nebra,
zarzuela
composta nel
1744,
sopravvissuta in
versione
autografa
conservata nella
libreria della
Cattedrale di
Saragozza
assieme a due
versioni del
libretto opera
del drammaturgo
José de
Cañizares
(considerato il
creatore del
genere
letterario
barocco spagnolo
conosciuto come
Comedia de
magia) e
fino ad ora
incisa solo in
estratti.
Un lavoro di
recupero intenso
e decisamente
molto ben
riuscito di una
partitura che
mostra al grande
pubblico la
bellezza di un
genere musicale
poco conosciuto
ai più, ma che
rappresenta la
forma d’arte
musicale
popolare
eseguita in
Spagna tra XVII
e XIX secolo,
con alterne
fortune.
La struttura di
una zarzuela
alterna scene
parlate a balli
e momenti
musicali veri e
propri, di cui
il fandango
che precede il
finale è spesso
la parte più
conosciuta e
popolare.
Nella presente
incisione,
curata da
Alberto Miguélez
Rouco, che
smessi
momentaneamente
i panni del
controtenore ha
indossato con
notevole piglio,
convinzione e
meritato
successo quelli
del direttore
dell’orchestra
barocca
Los
Elementos,
le parti
recitate del
narratore sono
state affidate
all’attore e
doppiatore
Javier Dotú,
voce spagnola di
Pacino, Hoffman,
Sellers, Aykroyd,
Delon e Spacey,
per dirne solo
alcuni.
Praticamente una
garanzia.
Il libretto
prende a
prestito
elementi del
mito classico,
adattati e
rivisti nel
gusto
dell’epoca, che
prevede un
intreccio
amoroso e
vendette divine
atte a
risolversi in un
lieto fine,
proprio perché
l’amore è
bendato, ma ci
vede benissimo
quando si tratta
di far trionfare
il sentimento
più limpido.
Dal punto di
vista
squisitamente
musicale, il
Vendado è
piacere allo
stato puro.
De Nebra deve
qualcosa ai
maestri del
periodo, ed a
mio avviso ci
sono chiarissimi
echi vivaldiani
(Don Antonio
muore a Vienna
nel 1741, il
Vendado
viene eseguito,
come scrivevamo,
per la prima
volta nel 1744)
piuttosto
marcati in vari
punti
dell’opera.
L’ascoltatore
più attento li
percepirà già
nell’Obertura
e nel
Minués che
aprono la
zarzuela.
Nel complesso, è
una partitura
che si ascolta
con molto
piacere e le due
ore di musica
scorrono in
maniera
particolarmente
gradevole.
Da molto tempo,
poi, non
ascoltavo
un’incisione
così ben
confezionata, da
qualsiasi punto
di vista,
considerando
anche il già
citato lavoro di
recupero della
partitura e lo
spirito critico
con il quale è
nato il
progetto, come
si evince dalle
note presenti
nel booklet
che accompagna
il cofanetto,
disponibile
nelle tre lingue
canoniche:
inglese,
francese e
tedesco.
L’ensemble
orchestrale
Los Elementos
risulta compatto
(merito anche
del primo
violino di
spalla Claudio
Rado) e
particolarmente
affiatato,
tenuto bene dal
già citato Rouco.
Il cast
artistico
(formato da
cantanti molto
giovani ed
estremamente
preparati,
ulteriore
sorpresa
positiva di
quest’incisione)
interpreta la
zarzuela in
modo convincente
ed appassionato,
regalando
momenti di vero
godimento
interiore.
La parte del
pastore Anquises
è interpretata
da
Giulia Semenzato, che
seguo dalla sua
prima incisione,
la cui
straordinaria
(anzi, luminosa
quanto potente)
voce mi lascia
come sempre
incantato.
L’aria del
secondo atto,
Batalla con mi
pecho,
durante la quale
Semenzato duella
letteralmente
con gli ottoni
(vincendo la
tenzone) è
qualcosa di
altamente
suggestivo e mi
ha richiamato
alla mente una
scena chiave del
film
Farinelli voce
regina di
Gérard Corbiau,
che i lettori
probabilmente
rammenteranno.
Delicatissima e
soave l’Eumene
di
Alicia Amo,
soprano già
diretta da Adam
Fischer, René
Jacobs, Andrea
Marcon e Pablo
Heras-Casado,
che conferisce
al ruolo
quell’espressività
e relativa
dolcezza che ci
si attende.
La mezzosoprano
francese
Natalie Pérez (Venere)
mi ha
particolarmente
colpito per la
nobiltà della
voce e per il
suo spessore
unito ad una
considerevole
potenza.
D’altronde,
provenire dal
Jardin des Voix
de Les Arts
Florissants è di
per sé una
garanzia.
Molto solida e
sicura la Diana
di
Eva María
Soler Boix, già
allieva della
Schola Cantorum
Basiliensis e di
Rosa Domínguez.
Ben affiatati i
due graciosos
(i ruoli non
drammatici della
zarzuela)
affidati alla
vocalità della
soprano Amalia Montero Neira (Brújula)
e del baritono
Yannick Debus (Títiro).
Ne consiglio
quindi molto
caldamente
l’ascolto,
augurandomi che
nel prossimo
futuro si
possano
riscoprire e
portare
all’attenzione
del grande
pubblico altre
partiture simili
al Vendado,
col medesimo
spirito critico
e l’entusiasmo
che Rouco e
Los elementos
hanno messo
nella
realizzazione di
questa
meravigliosa
incisione.
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